C’è stato a Bergamo, di recente, una manifestazione della Lega, un Partito che, a quanto si dice, da 12 anni non celebra un congresso perché si tratta di uno dei partiti personali e carismatici, e dotati di grandi somme di denaro, che hanno dominato la scena politica e governativa italiana nell’ultimo quarto di secolo. Gli organizzatori lo hanno denominato giorno dell’orgoglio dopo alcuni scandali sull’uso “improprio” del denaro ricevuto dalla Lega attraverso il finanziamento pubblico dei partiti. Ma più che di orgoglio sarebbe appropriato parlare del giorno dell’avvento del successore al trono leghista. I seguaci del culto al Dio Po hanno dichiarato di voler fare pulizia al loro interno e di voler iniziare un nuovo corso. Sta di fatto che il Dio Denaro non sembrerebbe estraneo alle devozioni, almeno per quanto si apprende su alcuni personaggi e su alcuni episodi, poiché, da quanto si legge sui giornali, si apprende che ci sarebbero o ci sarebbero stati di mezzo non solo i prelievi impropri di soldi per usi privati, ma anche questioni su ingenti investimenti in Tanzania e, sembrerebbe, in Croazia, questioni su una Banca da conquistare, questioni su lingotti di oro e su altre vicende legate al “culto” del denaro.
A Bergamo, Roberto Maroni, aspirante alla successione di Bossi, nulla ha aggiunto e nulla ha detto sul retroterra culturale dei seguaci del Dio Po, dei riti e dei matrimoni celtici, del rito dell’ampolla; nulla ha detto per spiegare il perché, per oltre un decennio, la convenzione di Strasburgo sulla lotta alla corruzione sia stata lasciata nei cassetti del Parlamento; nulla ha detto sul perché l’Italia ha quasi depenalizzato il falso in Bilancio. Le questioni dell’orgoglio leghista si fermano a due questioni scoppiate di recente. La prima riguarda il così detto “cerchio magico”, che sarebbe un gruppo ristretto di potere leghista colpevole, a quanto sembra, di averlo escluso dalle decisioni del Partito. La seconda questione riguarda il denaro. Qualche giornale ha notato e annotato il fatto che Roberto Maroni abbia “postato” sul suo profilo di facebook un fotomontaggio in cui lo si vede volgere lo sguardo al decalogo del nuovo corso leghista annunciato a Bergamo: al primo posto del decalogo le prime due parole sono “i soldi”, per l’esattezza, “i soldi alle sezioni”. Insomma, un decalogo di obiettivi ambiziosi e di grande respiro culturale.
Prima, durante e dopo il convegno, la stampa e le televisioni italiane hanno dato uno spazio enorme a soggetti e a comizi ineffabili. I soliti teatrini televisivi hanno fatto da corona e da corollario al convegno per spiegare il nuovo corso della Lega. Ma non è stato posto a sufficienza l’accento sulle varie vicende oggetto dell’operazione, un’operazione che è stata anche di natura “mediatica” per rifare la cosmesi ad un movimento politico che sta facendo i conti con la storia. D’altronde, a sentire le dichiarazioni dei medesimi partecipanti al convegno, si comprende che siamo innanzi a vicende legate a lotte intestine finalizzate alla conquista dello scettro del comando nel partito.
C’era chi agitava un cappio: un bel modo per ricordare all’Italia e al Mondo che questo nostro Paese ha dato i natali a Cesare Beccaria. E c’erano tante persone che avevano in mano una scopa.
Anche l’ex ministro Maroni era sul palco con una scopa in mano per spiegare, ai suoi amici e sodali di sempre, un concetto e un’azione: pulizia. La pulizia, in sostanza, sarebbe una stagione di allontanamento di una parte di suoi colleghi di partito. Poi, con parole solenni, ha fatto un comizio concluso con baci e abbracci scambiati con il vecchio Bossi.
Alcune frasi di Maroni sono certamente da consegnare alla sua storia personale e alla storia del suo partito. L’ex ministro ha parlato dei “sogni” dei leghisti. Con parole ispirate, solenni e ricche di attesa, alla stregua di Martin Luther King quando pronunciò il suo famoso “I have a dream” il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washhington al termine di una marcia in difesa dei diritti civili, Roberto Maroni ha annunciato da Bergamo all’Italia e al Mondo che i “sogni” della Lega sono quelli di realizzare “il progetto egemonico di cui ha sempre parlato Bossi” e che … “chi rompe le balle fuori dalle balle”. Proprio così, ha parlato di “balle”. Ed ecco in evidenza il linguaggio, la cultura e i sogni di stampo leghista.
Io chiedo scusa a chi mi legge. Con un certo imbarazzo mi vedo costretto ad usare e a riprendere discorsi e parole siffatti che non fanno parte del mio stile comunicativo. Ma non potevo non riportare i “sogni” che vengono consegnati alla storia dal probabile successore di Bossi, sogni che si esprimono anche con riferimenti alle “balle”.
In conclusione, vorrei considerare e far considerare che chiunque in futuro dovesse studiare come nascono, come vivono e come si conquistano i partiti in questo nostro sventurato periodo storico, dovrà cercare di spiegare, prima di tutto, il ruolo e la grandissima responsabilità dei media italiani che hanno dato e continuano a dare, in modo acritico, uno spazio veramente spropositato a comportamenti e linguaggi ineffabili finalizzati a mandare messaggi alla pancia e al sotto pancia della gente, a lotte di potere per la conquista del potere, a partiti che nascono sul predellino di un’automobile, a partiti personali e carismatici il cui carisma principale non è l’utopia, che è il vero motore della storia dell’umanità, ma la grande quantità di denaro a disposizione, a partiti, così detti leggeri che sono interessati all’acquisizione di consensi e di potere attraverso l’avvento del sedicente uomo forte di turno.
Antonio Pileggi
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